In entrambi i casi si tratta di situazioni aziendali patologiche (da un lato troppe scorte significa avere troppo invenduto, dall’altro avere poche scorte significa non riuscire a completare le commesse e non riuscire a rispettare le consegne) che vanno adeguatamente gestite tenendo conto delle caratteristiche del sistema produttivo ma anche del prodotto (è un prodotto deteriorabile o che “invecchia” subito?) e perché no dei mercati di sbocco.
Un ottimale gestione delle scorte si ha quando si tengono sotto controllo tutti gli elementi per la determinazione economica delle quantità di materiale da immagazzinare ottenendo, in tal modo, l’ottimizzazione del costo di immagazzinamento. Questo perché vi sono dei costi di mantenimento delle scorte che incidono non indifferentemente sull’andamento dell’impresa: basti pensare a quanto costa un magazzino o un deposito – affitto, riscaldamento, illuminazione, assicurazione, ecc. – oppure quanto incide sul buon andamento l’eventuale deterioramento o furto della merce.
Monitorare le quantità a magazzino, stabilire quale livello mantenere e quando reintegrarle è indispensabile: in tal modo l’impresa si mette al sicuro contro le variazioni nei tempi di consegna delle materie prime o dei semilavorati in arrivo.
In aiuto arrivano software applicativi che supportano nella gestione delle scorte e nel monitoraggio delle varie componenti che sono coinvolte nel flusso delle scorte (nella cosiddetta supply chain). Il prezioso aiuto dei software è quello di aumentare così anche l’efficienza e ridurre i costi di mantenimento delle scorte e di manodopera. Essi forniscono stime previsionali ma anche una visione globale dell’approvvigionamento e della domanda in modo da garantire una migliore realizzazione della gestione a costi inferiori.
Qual è il miglior software? Difficile dare una risposta univoca: il miglior software è quello che si adatta alle esigenze dell’azienda e contribuisce a determinarne il vantaggio competitivo. Ad ogni modo un buon modello di gestione delle scorte, sia o meno con l’ausilio di software, deve tener sempre conto dell’indice di rotazione medio delle scorte, quell’indice che calcola il numero delle volte in cui avviene il completo rinnovo degli stock in un determinato periodo di tempo.
Tenere le scorte al minimo? Non tenerne proprio per abbattere i costi di mantenimento? Nessun software ce lo dirà mai con certezza: quel che è certo è che solo con un’integrazione tra clienti e fornitori (cioè un’integrazione tra tutti gli attori della supply chain) si può ridurre l’aleatorietà dei mercati e si possono ridurre gli errori nelle stime dei rifornimenti da fare.
By Redazione